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The Xover Files |
Dichiarazione |
The X-Files è proprietà di Chris Carter e della 20th Century Fox. Con questo volume non si è violata alcuna norma di copyright. I personaggi e le trame di fondo, così come i titoli dei capitoli, sono proprietà di Chris Carter. Per tale pubblicazione non sono stati richiesti fondi e la stessa non ha scopo di lucro. |
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la seguente Slash è intitolata Due North: a) perché è un crossover tra X-Files 2^ stagione e Due South 3^ stagione; b) perché i protagonisti principali sono Mulder e Krycek, e vanno verso nord. Gli avvenimenti sono da ritenersi postumi agli episodi "Sleepless" (The X-Files) e "Mountie on the Bounty" (Due South). | ||
DUE
NORTH
Era
quasi ora di tornare a casa. Mulder riordinava il piccolo scrittoio nella
grande sala del Bureau con noncuranza e del tutto scocciato. Alex Krycek,
fisso sulla soglia della stanza, lo guardava con uno sguardo
apparentemente freddo.
Il
verde dei suoi occhi sembrava offuscato da un lieve velo scuro. Mentre i
suoi pensieri vagavano lontani, osservava il suo collega in ogni
particolare: il capo chino e sommesso; la ciocca dei capelli perennemente
ribelle; le mani ben curate e forti che afferravano i fascicoli
spostandoli di qua e di là. La camicia aggrinzita alle spalle a causa
della fondina ed in netto contrasto con l'eleganza dell'intera figura.
Mulder
afferrò soprappensiero la giacca e se la infilò.
In
quel gesto volse lo sguardo alla porta incrociando due smeraldi
incorniciati da lunghe e folta ciglia nere. Krycek gli sorrise
affabilmente, ma senza perdere quell'espressione vagamente cupa.
"Qualcosa
non va?" gli chiese Mulder come fosse un fratello maggiore.
"No…
Ti va una birra?" domandò a bruciapelo e illuminandosi
improvvisamente come se nella stanza fossero state accese tutte le luci
del mondo.
"No."
rispose brusco Mulder smorzando il suo entusiasmo e lasciandolo lì solo.
L'ascensore
tardava ad arrivare al piano, ma Mulder sapeva che Dana Scully lo avrebbe
comunque aspettato. Le aveva dato appuntamento in un ristorante presso un
enorme centro commerciale al centro di Washington, era certo che lì
nessuno li avrebbe notati e, probabilmente, nessuno li avrebbe seguiti in
quella confusione.
Le
porte dell'ascensore si aprirono e Mulder si trovò faccia a faccia con il
vicedirettore Skinner, mentre alle sue spalle giungeva Krycek.
"Cercavo
proprio voi. Ho un caso da affidarvi."
Mulder
si morse il labbro inferiore per non rischiare di dire qualcosa che lo
avrebbe portato dritto di fronte alla disciplinare.
"Venga
anche lei, agente Krycek."
I
due agenti seguirono il loro vicedirettore nella sala del Bureau, fino
alla scrivania di Mulder.
Skinner
lasciò che Mulder sedesse al suo posto e Krycek al suo fianco prima di
accomodarsi e informarli che sarebbero partiti con il primo volo per
Chicago sulle tracce di un pluriomicida fuggito durante il trasporto dal
penitenziario al tribunale.
"Perché
noi?" chiese sospirando Mulder.
"Avete
lavorato bene al caso Augustus Cole. Mi piace come lavorate insieme,
ritengo che possiate risolvere anche questo caso con successo."
"Stronzate!"
sbottò improvvisamente Mulder alzandosi "Può occuparsene il
distaccamento di Chicago, se siete così sicuri che ora si trovi lì."
"Gli
Affari Interni hanno chiesto alla mia sezione di occuparsene…"
"E
lei ha subito pensato a me?" chiese Mulder con tono canzonatorio.
"Agente
Mulder" esordì il vicedirettore alzandosi e tentando di mantenere la
calma "Non ho alcuna intenzione di discutere con lei le mie
decisioni." Estraendo dalla giacca due biglietti aerei li poggiò
sulla scrivania "Questi sono i biglietti, troverete il fascicolo
inerente il caso giù all'ingresso. Fate buon viaggio." concluse
uscendo.
Krycek
sfogliava il dossier che avevano ricevuto, mentre Mulder si limitava a
guardare fuori dall'oblò l'oscurità della notte e le mille luci di
Washington D.C. allontanarsi. Pensò a Scully ed alla telefonata di
disdetta che aveva dovuto farle: "Credi
che avessero intercettato la nostra telefonata e che sapessero del nostro
incontro?" "Non so cosa pensare, Scully. So solo che sono in
aeroporto con quel pivello di Krycek." "Credevo ti
piacesse?" "Sì, come un brufolo sul naso!"
Mulder
si voltò a guardarlo e lo vide immerso nelle scartoffie, forse non era un
pivello! Si dava da fare e sembrava bravo nel suo lavoro. Gli era stato di
grande aiuto nel caso Cole, però…
E
poi il suo entusiasmo, la sua ammirazione, il suo carattere apparentemente
arrendevole, ma capace di opporsi con grinta se necessario. Non era poi
male come partner, ma non aveva preso in considerazione la possibilità di
lavorare ancora con lui.
Infondo,
quel giovane agente dalle cravatte stravaganti, ammirava il suo lavoro,
non rideva delle sue teorie ed aveva il grilletto pronto ad ogni
evenienza. Mulder concluse che tutto sommato non era poi un brufolo sul
naso e che era sempre meglio avere un collega pronto a sparare ad un
indiziato salvandoti la vita, che un collega che ti fa morire per seguire
la procedura.
"Che
dice quel dossier?" chiese infine con tono pacato.
"Il
nostro uomo" Krycek gli passò la foto "ha ucciso sua moglie,
suo figlio e i suoi cognati con una scure. Poi ha preso un fucile da
caccia tra quelli nella rastrelliera di casa ed ha ammazzato tutti quelli
che incontrava per strada. Totale: trentadue morti e sei feriti. Lo hanno
arrestato perché aveva terminato le cartucce. Stava subendo il processo,
oggi avrebbero letto il verdetto…"
"Ma
se l'è filata."
"Già…
ha strangolato con l'avambraccio la guardia di scorta, si è disfatto
delle manette e si è lanciato giù dal cellulare… Purtroppo l'allarme
non è stato tempestivo ed a quanto pare ha preso un autobus per
Chicago."
"E'
armato?"
"Qui
non lo dice, sembrerebbe di no…" rispose Krycek risfogliando il
dossier.
"…
lascia stare, è comunque possibile che si sia procurato una pistola da
qualche parte o in qualche modo."
"E'
possibile visto i precedenti." concluse Krycek riordinando il
fascicolo.
Il
Bureau gli aveva prenotato una stanza doppia in albergo, ma Mulder non
sembrò gradirla: avrebbe diviso la stanza con quel giovanotto? Mai.
Senza
dire nulla scese in portineria e chiese un'altra stanza.
"Mi
spiace, agente, ma siamo al completo… E' stato già difficile procurarne
una… Sa, c'è un convegno internazionale in questi giorni e…"
"Grazie!"
rispose sconsolato uscendo in strada.
Krycek
si sporse a guardar fuori. La finestra dava sulla facciata d'ingresso
dell'Hotel. Vide Mulder attraversare la strada e percorrere il marciapiede
di fronte fino ad un bar. Era uscito senza cappotto e fievoli goccioline
bagnavano le strade della fredda Chicago. Krycek pensò che Mulder fosse
così amareggiato da tutto, da non provare più alcuna sensazione. Sospirò
e si diresse a telefonare.
"Pronto?"
"Ciao,
Scully, sono io."
"Mulder?!"
"Scusa
per l'ora, ma volevo sentirti."
"Qualcosa
non va?"
"A
parte il fatto che mi deviano sempre con casi idioti? No. Nessun problema,
ma avrei preferito passare questa serata a parlare con te, piuttosto che
dormire con Krycek."
"Dormire
con Krycek? Ho capito bene?"
"Sì,
certo! L'unica stanza è una doppia… spero solo che non russi."
Krycek
riagganciò la cornetta, indossò il suo impermeabile, afferrò il
cappotto di Mulder e lo raggiunse al bar.
Mulder
sedeva al bancone bevendo qualcosa d'alcolico. Krycek lo affiancò
appoggiando il cappotto sullo sgabello accanto ed ordinò una vodka.
Mulder continuò a fissare il proprio bicchiere benché avesse avvertito
la sua presenza.
"Togliti
l'impermeabile. Stai bagnando tutto." disse senza guardarlo e
svuotando d'un sol fiato il bicchiere.
Krycek
obbedì senza replicare attirando con il suo fare sensuale l'attenzione di
tutti i presenti. Mulder lo vide riflesso nello specchio oltre il bancone
e per un istante sentì il suo corpo contrarsi dall'emozione.
Krycek
rivoltò l'impermeabile appoggiandolo sul cappotto di Mulder e tornò a
sedersi per gustare la sua vodka. Mulder ordinò un altro whisky.
"Ti
va di parlare?" chiese dolcemente Krycek al suo partner.
"Di
cosa?"
"Di
ciò che vuoi. E' chiaro che c'è qualcosa che ti disturba… Sono
io?" chiese sfoggiandogli un languido e triste sguardo.
"No."
rispose Mulder distogliendo lo sguardo da quel volto "E' una serie di
cose… No, non sei tu il problema."
"Credi
che questo caso sia una farsa?"
"Può
essere… Skinner ha detto che sono stati gli Affari Interni a dargli
quest'incarico." Mulder sorseggiò il suo whisky osservando Krycek
riflesso nello specchio "Gli Affari Interni non si occupano di queste
cose, generalmente."
"Già!"
osservò accondiscendente Krycek "Generalmente." aggiunse
svuotando il suo bicchiere.
La
mattina sparò i suoi raggi attraverso la finestra colpendo in pieno volto
Alex Krycek. Il giovane agente apri gli occhi e in pochi istanti realizzò
che il suo partner era sotto la doccia.
Krycek
bussò, ma senza avere alcuna risposta entrò nella stanza da bagno.
Mulder era sotto l'acqua. La sagoma dietro il vetro ghiacciato era
immobile. Krycek pensò di non riportarlo alla realtà, di lasciarlo ai
suoi pensieri.
Alex
aveva appena ritirato il vassoio della colazione, quando Mulder uscì dal
bagno con l'asciugamano attorno alla vita. Si guardarono per alcuni
secondi, poi Mulder si sedette sul letto accanto a Krycek e cominciò a
mangiare senza dire una sola parola e, soprattutto, senza chiedergli come
conoscesse i suoi gusti in fatto di cibo.
Il
distaccamento dell'FBI di Chicago, non sembrava disposto ad aiutare gli
agenti della Capitale. Il direttore capo della sezione Crimini Violenti li
aveva liquidati con la frase "Siamo oberati di lavoro e non ho uomini
da prestare. Rivolgetevi alla polizia locale."
Per
Mulder era sempre più chiaro che l'intera faccenda puzzava di sigarette.
Probabilmente di marca Morley. Quello che non capiva era la presenza di
Krycek. Perché mai gli affiancavano un novellino per seguire un omicida
che probabilmente avevano fatto fuggire loro stessi?
Krycek
si aspettava che Mulder dicesse o facesse qualcosa, ma questi uscì
dall'ufficio del direttore capo senza obiettare. Krycek scambiò uno
sguardo incomprensibile con l'uomo e seguì il suo partner.
"Cosa
facciamo?"
"Visitiamo
Chicago con la speranza di incontrare il nostro uomo." rispose serio
Mulder.
"Stai
scherzando, vero?" chiese stupito Krycek.
"Certo
che sto scherzando! Conosco una persona qui a Chicago, chiederemo aiuto a
lui."
"Di
chi si tratta?"
Krycek
aspettava accanto al distributore di caffè nella sala delle denuncie,
osservando Mulder nella stanza del tenente Harding Welsh, capo della
sezione Crimini Violenti del 27° Distretto. Un enorme lupo bianco gli si
avvicinò fissandolo tra il minaccioso ed il supplichevole.
"Non
dargli peso. Ha già fatto colazione." lo istruì un ragazzone in
divisa canadese. "Benton Fraser. Connestabile della Polizia Reale a
Cavallo."
"Alex
Krycek. FBI."
"Come
mai l'FBI è qui?"
"Io
e il mio collega dobbiamo catturare un pluriomicida in fuga." spiegò
Krycek fissando il suo interlocutore con estremo interesse. "E tu
cosa ci fai qui?"
"Ah!
Sono venuto a Chicago sulle tracce degli assassini di mio padre e , per
motivi che qui è lungo spiegare, sono rimasto come ufficiale di
collegamento tra il consolato canadese e la polizia locale… Sono certo
che il mio amico potrà esserti d'aiuto, se vuoi."
"A
dire il vero è il mio collega che prende le decisioni. Ma una mano ci
servirebbe."
Mulder
lasciò l'ufficio di Welsh andando dritto verso Krycek e con l'aria di chi
sta per esplodere.
"Agente
Mulder, l'agente Fraser."
"Andiamo,
Krycek. Qui non abbiamo altro da fare."
Mulder
non rivolse alcuna attenzione alla mano di Fraser e tirò dritto verso
l'uscita. Krycek chiese scusa al canadese seguendo Mulder come un razzo.
"Agente,
Mulder!" lo richiamò con tono di rimprovero "Non crede che si
può essere gentili anche in situazioni avverse?"
"Senti,
saputello del cazzo. Forse non hai capito che ci stanno fottendo. Ci hanno
spediti alla ricerca di un matto e senza l'appoggio di nessuno. Il mio
amico, Ray Vecchio, non lavora più qui e nessuno è disposto ad aiutarci.
Ora muovi quelle chiappe e sali in macchina." disse d'un sol fiato
Mulder con tono rigido ed alterato.
"Quel
canadese è disposto ad aiutarci." replicò Krycek con calma.
Krycek
e Mulder rimasero a fissarsi per qualche minuto. Poi Mulder chinò il capo
in segno di resa.
Le
luci soffuse ed una musica lenta li circondava. Si trovavano a casa del
detective Stanley Raymond Kowalski che, come spiegò loro, lavorava sotto
copertura come Ray Vecchio. Ray Kowalski, porse loro due bicchieri di
whisky e andò a sedersi sul divano accanto a Fraser.
"Potete
spiegarmi meglio la situazione?" Chiese Kowalski sorseggiando il suo
whisky.
Mulder
lasciò che fosse Krycek a riepilogare i fatti al detective Kowalski. La
casa di quel poliziotto sembrava uscita da una rivista specializzata e
Mulder pensò che a Scully sarebbe piaciuta. Diefenbaker, il lupo bianco
di Fraser, si era accucciato ai suoi piedi, con il muso sulle sue scarpe
lucide, mentre lo strano canadese continuava a fissarlo come se fosse un
alieno.
Notò
che Krycek si trovava a suo agio con quegli agenti e questa sua facilità
di fare amicizia, lo colpì notevolmente; i suoi modi rassicuravano
chiunque, tanto che quegli estranei, non solo si erano subito fidati di
lui, ma gli avevano anche offerto il proprio aiuto.
Improvvisamente,
si rese conto che anche lui, nel caso Cole, si era fidato di quel giovane
estraneo.
"Divulgheremo
il suo identikit e pattuglieremo la città. Io e Krycek setacceremo i
bassifondi, dove è possibile che il nostro uomo si sia procurato un'arma.
Fraser e lei, agente Mulder, controllerete le pensioni ed i motel.
D'accordo?"
L'appuntamento
era per le 9:30 del mattino davanti al Consolato Canadese, ma Kowalski
arrivò con qualche minuto di ritardo.
"Sono
passato in centrale a faxare la foto del nostro uomo. Se siamo ancora
d'accordo sul piano da seguire, io direi di andare." concluse facendo
segno a Krycek di salire in auto.
Krycek
fissò Mulder alla guida dell'altra auto e il leggero disappunto
nell'avere il fiato di Diefenbaker sul collo.
"La
cintura." gli ricordò Kowalski
Krycek
gli sorrise annuendo con il capo e allacciandosi la cintura di sicurezza.
"Mi
spiace averti separato dal tuo partner, ma credo che questo sia il modo
migliore per lavorare a questo caso." si giustificò Ray.
"Non
c'è problema e poi… io e lui siamo solo colleghi… Voglio dire che non
sono il suo partner ufficiale."
"Ah,
no? Da come vi guardate e intendete si direbbe che lavorate insieme da
tempo."
"No.
Abbiamo svolto una sola indagine insieme. Questo è il mio secondo
incarico con l'agente Mulder."
"Da
quanto sei nel dipartimento dei Crimini Violenti?" chiese Kowalski
distogliendo spesso gli occhi dalla strada per osservare Krycek.
"Da
circa un mese."
"Quindi
è lui che ti fa da mentore?"
"A
dire il vero… fino a qualche tempo fa, l'agente Mulder si occupava di
casi di altro genere."
"Droga?"
"No.
Paranormale."
Ray
Kowalski lo fissò con due enormi occhi azzurro cielo.
"Sì.
Sai: presenze astratte, fantasmi, extraterrestri."
"Ah!
Io da piccolo sono stato rapito dagli alieni."
Questa
volta fu Krycek a fissare il compagno sfoggiando due enormi occhi verde
intenso. Riprese il controllo, sorrise ed abbassò lo sguardo. Poi
scuotendo il capo e trasformando quel semplice sorriso in un tono allegro
e infantile, disse "Non dirglielo."
"O.K."
Diefenbaker
guardava supplichevole Krycek leccandosi il muso ora da un lato, ora
dall'altro. Krycek si sentì stringere il cuore e spinto a compassione posò
il suo trancio di pizza sul piatto di carta.
"Non
badargli. E' a dieta." disse freddo, ma sorridente Fraser.
"Ma…
Mi guarda."
"Ha
capito che sei il più corruttibile e cerca di intenerirti. Lascialo
perdere." insisté Benton, mentre Krycek riprendeva la sua pizza.
Il
primo giorno di indagini non aveva dato alcun frutto, ma a parte Mulder
nessuno sembrava amareggiato e tantomeno scoraggiato. Mulder non poteva
fare a meno di notare l'atteggiamento familiare che aveva Krycek e lo
strano feeling tra Kowalski e Fraser. Benton
chiamava spesso Kowalski per nome; tra loro si lanciavano occhiate
da innamorati e, a volte, forse conviti che nessuno li notasse, si
sfioravano le braccia o le gambe.
Improvvisamente
li immaginò in intimità e quell'immagine lo disgustò facendolo
trasalire.
"Se
hai finito la tua pizza, direi che ora di andare, Krycek." disse con
astio alzandosi dalla poltrona.
"Certo!"
rispose imbarazzato Krycek per il tono indisponente di Mulder.
Le
luci della strada disegnavano figure astratte sul soffitto. Mulder
continuava a fissare quei colori ed a pensare che quanto accadeva era un
altro sporco gioco dell'uomo delle Morley. Girò il volto verso il suo
compagno e vide che dormiva profondamente. Quel giovane agente non
sembrava avere alcuna preoccupazione. Possibile che solo lui soffrisse di
insonnia? Che solo lui fosse spinto dalla ricerca della verità? Che solo
lui si rendesse conto dei raggiri che il governo faceva all'insaputa di
tutti?
Krycek
dormiva, il suo respiro era costante, segno che nulla lo opprimeva. Mulder
continuò a fissarlo, lasciò che lo sguardo seguisse il su e giù del
pomo di Krycek. Mulder deglutì, mentre i suoi occhi seguirono la linea
del collo sino all'orecchio. Distolse lo sguardo semplicemente abbassando
gli occhi, ma quelli caddero su un'anca scoperta. Mulder chiuse gli occhi
strizzandoli più che poté, imponendosi di cacciare quegli strani ed
assurdi pensieri.
Krycek
si rigirò nel letto scoprendosi del tutto. Mulder al fruscio delle
coperte riaprì gli occhi sul corpo seminudo del suo collega.
Una
morsa agghiacciante gli strinse lo stomaco. Possibile che provasse
attrazione per quel ragazzo? Il solo pensiero di avere un incontro
ravvicinato con un uomo lo faceva star male, eppure l'idea di stringere a
sé Krycek non lo infastidiva e non capiva perché.
Si
voltò dall'altra parte per allontanare quei pensieri e per occultare ai
suoi occhi quella visione.
Il
grasso e sporco uomo dietro il banco osservò la foto che il detective
Kowalski gli aveva porto, si massaggiò il mento barbuto e dopo aver
arricciato il naso, disse "Sì… ha comprato dei proiettili calibro
45… Ha pagato in contanti."
"Quando?"
chiese Krycek.
"Ieri
sera."
"Ha
detto dove alloggia?"
"No."
rispose troncando la conversazione.
Krycek
impugnò il suo cellulare per avvertire Mulder, mentre Kowalski
tentava di saperne qualcosa di più.
"Dove
posso comprare un'arma non registrata?" insisté.
"Eih!
Non sono scemo. Non ho niente a che fare con gente di quel genere. Io sono
pulito." rispose alterato.
Kowalski
sorrise guardando la maglia sudicia del rivenditore. Salutò e raggiunse
Krycek all'auto.
"O
l'ha comprata, o l'ha rubata."
"Comprata."
asserì certo Krycek.
"Com'è
che ne sei convinto?"
"Se
l'avesse rubata non si sarebbe preoccupato di acquistare i
proiettili."
"Giusta
osservazione. Ma i soldi?"
"Doveva
già averli a Washington." rispose Krycek, mentre Ray lo fissava
sperando che gli spiegasse come era giunto a quella conclusione.
"Ma
non è fuggito dal cellulare del penitenziario?"
"Scappando
non ha rubato un'auto, ma ha acquistato un biglietto d'autobus."
"Quindi,
qualcuno gli ha dato il denaro?"
Krycek
lo fissò senza rispondere, neanche quando Ray inclinò il capo da un lato
alzando il sopracciglio per spingerlo a parlare. Compreso che era fatica
sprecata, salì in auto seguito da Krycek.
La
tavola calda non era ancora del tutto affollata. Mulder sedeva accanto a
Fraser e guardava Krycek dritto negli occhi, mentre questi esponeva i
fatti e le conclusioni che lui e Ray avevano tratto.
"Bene!"
disse soprappensiero Mulder convincendosi sempre più che il caso era una
messinscena.
"Io
ritengo che dovremmo setacciare le pensioni nella zona. E' possibile che
non si sia allontanato." suggerì Kowalski.
"Certo!"
rispose Mulder alzandosi ed uscendo.
Krycek
si scusò per lui e lo raggiunse. Mulder era appoggiato allo sportello
dell'auto noleggiata e parlava al cellulare. Krycek immaginò che stesse
parlando con Scully e gli si avvicinò disinvolto, ma facendo il minimo
rumore. Mulder, infatti, non si accorse di averlo alle spalle, ma Krycek
afferrò solo l'ultima frase "… Ti farò sapere, Scully."
"Mulder."
"Krycek!"
sobbalzò Mulder "Non mi ero accorto che eri qui."
"Pensi
ancora che sia un caso costruito?"
"Tu
no?"
Si
guardarono intensamente negli occhi, ma mentre quelli di Mulder
dimostravano chiaramente ogni pensiero, quelli di Krycek restavano
inespressivi. Mulder notò Kowalski e Fraser all'uscita della tavola calda
e con un cenno del capo li mostrò a Krycek.
"Va
con il tuo compagno. Io e Fraser setacciamo le pensioni a nord del
quartiere, voi fate quelle a sud."
Krycek
salì sull'auto di Ray sconsolato. Le prime cinque pensioni non avevano
dato esito positivo e, dato che Mulder non lo aveva contattato, era chiaro
che neanche lui e Fraser avevano avuto fortuna.
"Vedrai
che lo prendiamo." lo rassicurò Ray con la sua solita aria allegra.
"Non
è per questo." sospirò Krycek.
"Allora
qual è il problema?" gli domandò girandosi completamente verso di
lui.
Krycek
rimase comodamente seduto al suo posto guardando fisso fuori dal
parabrezza e lasciando vagare i pensieri. Sospirò abbassando lo sguardo.
"Mulder." disse voltando la testa verso Ray "E'
Mulder il problema."
"Non
ama lavorare con te o cosa?"
"Ritiene
che tutta questa storia sia una farsa e… non si fida di me. Sì. Non ama
lavorare con me." confessò con uno sguardo tristissimo.
"Anche
per me non fu facile all'inizio." esordì Kowalski guardandolo con la
bava alla bocca. "Sostituivo… Sostituisco, come sai, il suo amico
Ray Vecchio. Sulle prime non fu facile, benché Fraser sia una persona
socievole…"
"Sì,
credo di aver capito… Ma come si fa a conquistare la fiducia di
qualcuno."
"Di
qualcuno o di Mulder?" chiese sarcastico Ray strappando a Krycek un
sorriso. "Io non lo so. Ma posso dirti come ho fatto io."
Krycek
lo fissò intensamente mostrando tutto il suo interesse alla storia.
"Tutto
è cominciato con un bacio…"
"Un
bacio?" chiese alquanto sbalordito Krycek.
"Sì.
Cioè… Io stavo annegando… Non so nuotare. Dicevo: stavo annegando e
lui con la scusa della respirazione, mi baciò."
"Non
mi starai dicendo di annegare Mulder e poi salvarlo con un bacio,
vero?"
"No.
Ma per me quella fu la prova che per lui ero importante e che se fossi
riuscito ad entrare in sintonia con lui… beh! Sarebbe andato tutto bene
e così è stato." concluse soddisfatto.
"In
sintonia? A me sembra che tu stia parlando d'altro."
"Quando
si entra in intimità si diventa automaticamente complici. E la complicità
implica la fiducia."
"Io
sono etero." ribadì Krycek.
"Anch'io,
cosa credi? Sono anche stato sposato. Anche Fraser è etero. Ma questo non
significa che due persone che passano gran parte della loro vita insieme
non possano diventare amanti."
"Non
funzionerà." affermò Alex.
"Fidati…
Devi trovare il momento giusto e vedrai che sarà tuo."
Alex
Krycek fissò intensamente l'azzurro degli occhi di Ray Kowalski.
Possibile che quel tale facesse sesso con il suo amico? E lui doveva farlo
con Mulder? Perché? Per la sua fiducia. Ma infondo non gli era stato
chiesto di arrivare a tanto, anche se Mulder non si confidava e,
soprattutto, non si fidava, che importanza poteva avere? L'importante era
il risultato: Mulder e Scully definitivamente separati. Già! Ma non era
possibile. I due continuavano a sentirsi e spesso a vedersi, nonostante i
pedinamenti e le intercettazioni telefoniche.
"Devi
darmi altre delucidazioni." disse in fine Krycek.
"Tutte
quelle che vuoi." gli rispose Kowalski mettendo in moto.
La
giornata era stata deprimente e Mulder restò a guardare la pioggia oltre
i vetri. Krycek si era fatto una doccia ed era ancora gocciolante. Rimase
sulla soglia del bagno a fissare l'uomo che secondo Ray Kowalski avrebbe
ceduto alle sue avance.
Mulder
vide Krycek riflesso sul vetro della finestra e si voltò verso di lui.
Alex spense la luce principale, accendendo quella sul suo comodino e,
mantenendo lo sguardo in quello di Mulder, gli andò vicino. Gli sorrise,
mentre Mulder lo fissava dubbioso. Quando Alex gli fu accanto, deglutì ed
abbasso lo sguardo sui suoi pettorali. Krycek appoggiò delicatamente la
mano sulla spalla di Mulder e si sporse a sfiorargli le labbra, che si
schiusero tra il desiderio e la sorpresa.
Inaspettatamente,
Mulder posò le mani sui fianchi di Alex attirandolo a sé e trasformando
quel delicato contatto, in un bacio appassionato. Lo strinse forte a sé e
con una mano lo liberò dell'asciugamano che lo cingeva in vita. Alex
lasciò scivolare le sue mani sul torace di Mulder liberandolo della
giacca. Mulder accompagnò Alex verso il letto continuando a baciarlo e
accarezzarlo.
Krycek
si sdraiò sul letto, mentre Mulder si toglieva la cravatta e la camicia.
Ray Kowalski aveva
ragione: in situazioni particolari chiunque si lascia andare ad
effusioni e manifestazioni d'affetto. Mulder si sentiva triste e solo,
avrebbe accettato chiunque gli avesse teso una mano o dato amore. Anche un
amore diverso da quello a cui era solito aspirare.
Era
sopra il corpo caldo e fremente di Krycek. Lo accarezzava in ogni parte
del corpo e ne veniva ricambiato. Petto contro petto, membro contro
membro. Le labbra l'una contro l'altra a scambiarsi languidi e morbidi
baci. Krycek gemette eccitando Mulder che portò la sua mano sul membro
del giovane agente cominciando a masturbarlo.
Krycek
soffocava i gemiti nella bocca di Mulder che eccitato da quella reazione,
sfregò più rapidamente il suo amante.
"No."
ansimò Krycek. "Non farmi venire… ora."
Mulder
rallentò fino a smettere, ma scivolò verso il membro e lo prese in
bocca, mentre Krycek faceva scorrere le mani tra i suoi capelli
guidandogli la testa.
I
corpi cominciarono a sudare ed ansimare sempre più freneticamente. Sempre
più eccitati. Più caldi. Krycek esplose nella bocca di Mulder soffocando
un urlo di piacere.
Respirava
ancora a fatica quando Mulder raggiunse le sue labbra riprendendo a
baciarlo amorevolmente. I pensieri di Alex correvano veloci dal passato al
presente, dalle donne al suo amante; dal caso Cole al pluriomicida. Da Smoking
Man a Mulder. Dal dovere al piacere. Tutto era un immenso oceano di
confusione. Se dopo tutto quello che stava facendo, Mulder non si fosse
comunque fidato di lui? Se fosse stato lui stesso la vittima del suo
piano? Che cosa avrebbe fatto se si fosse innamorato di quell'uomo?
Il
telefono squillò senza tregua finché Mulder non sollevò la cornetta.
Dall'altra parte del filo Ray Kowalski lo informò che una squadra del 27°
Distretto aveva intercettato il loro uomo. Mulder riagganciò, riferì la
telefonata a Krycek e s'infilò nel bagno.
Per
tutto il tragitto dall'hotel alla pensione del pluriomicida, Mulder non
rivolse la parola a Krycek, il quale aveva continuato a fissare le strade
bigie di Chicago pensando di aver superato ogni limite.
"Abbiamo
circondato la pensione, ma non dovrebbe essersi accorto di nulla."
spiegò Kowalski. "Se siete d’accordo sfondiamo la porta e lo
prendiamo di sorpresa." suggerì.
"O.K…
Krycek, tu e Fraser andate sul retro con l'altra squadra." ordinò
Mulder entrando con Ray nello stabile.
Krycek
affiancò uno dei poliziotti appostati. Dalle auto intorno all'isolato e
le pattuglie schierate, Krycek si domandava come quell'uomo non si fosse
accorto di nulla. Pensò che forse quel pluriomicida in realtà era solo
uno squilibrato. Un professionista non si sarebbe fatto mettere nel sacco
così facilmente.
"Qual
è la finestra della sua stanza?" chiese Alex all'agente al suo
fianco.
"Quella
lassù al 3° piano."
"Quella
con gli infissi blu?" s'informò meglio.
"Sì."
Krycek
lasciò la postazione e si diresse alla scala antincendio. Fraser lo seguì
con Diefenbaker al seguito. Gli agenti si guardarono interdetti, ma non li
seguirono, mantenendo la posizione come gli era stato ordinato dal
detective Kowalski.
Ray
contò a bassa voce fino a tre, Mulder diede un calcio alla porta ed entrò
arma in pugno. La stanza apparve chiaramente vuota e la perlustrazione di
Ray del bagno, non ebbe esito positivo.
Mulder
si voltò di scatto verso la finestra e la fortuna volle che riconoscesse
in tempo il suo compagno.
"Qui
non c'è." disse irritato Mulder a Krycek che entrava dalla finestra.
"Non
è un idiota, deve aver fiutato la trappola e si è nascosto in un'altra
stanza." affermò Krycek rimangiandosi il giudizio precedente.
"Se
è in un'altra stanza siamo fottuti." osservò Kowalski stressato.
Krycek
prese il cuscino stropicciato e lo fece annusare a Diefenbaker, cosa che
sorprese tanto Mulder, quanto Fraser. Ma Dief ne fu felice, qualcuno si
era accorto di lui e gli chiedeva una "zampa". Come un razzo, il
lupo bianco sfrecciò nel corridoio percorrendolo in lungo e in largo, salì
le scale interne sino al quarto piano, poi al quinto. Al sesto ed ancora
più su, fino al terrazzo. I quattro agenti non tenevano il passo e Dief
dovette aspettarli davanti alla porta chiusa.
Con
estrema cautela Ray aprì la porta metallica del terrazzo, mentre Mulder
usciva per primo arma in pugno. L'uomo non poteva aver lasciato
l'edificio, da qualsiasi parte avesse tentato di scendere o uscire,
sarebbe stato intercettato dagli agenti appostati nelle strade. Non
avrebbe potuto neanche saltare sui terrazzi circostanti, poiché distavano
dai due ai tre metri. Solo un esperto di salto in lungo o di salto con
l'asta avrebbe potuto compiere un'impresa simile. Eppure, il terrazzo
appariva deserto. Anche Diefenbakar sembrò disorientato. Krycek era
ancora sulla soglia: cosa avrebbe fatto lui al posto di quell'uomo? La
risposta apparve alla sua mente come l'ombra dell'uomo sul terrazzo.
Krycek agì senza riflettere, così come aveva fatto nel caso Cole. Fece
un passo avanti si voltò verso il tetto e sparò colpendo a morte l'uomo.
Il colpo in canna dell'uomo sul tetto partì ugualmente colpendo di
striscio la spalla di Mulder.
Krycek
imboccò Diefenbaker con una ciambella, lo accarezzò sulla testa e si
allontanò dall'auto nel parcheggio dell'aeroporto. Mulder aveva già
effettuato il chek-in e stava salutando Fraser e Kowalski.
"Dove
sei stato?" gli chiese preoccupato.
"A
salutare un amico." rispose sorprendendo tutti.
"Spero
non ti sia fatto corrompere." disse Fraser avendo compreso a quale
amico facesse riferimento.
"Credi
davvero che io non sia un tipo affidabile?" chiese con l'ingenuità
di un bambino Alex.
"Non
dico che non sei affidabile. Dico solo che è facile corromperti."
Mulder
lo fissò con la sua solita aria da non mi fido di nessuno e Krycek si sentì stringere il cuore. Ray
Kowalski avvertì la tensione che l'affermazione di Fraser aveva suscitato
e intervenne a riscaldare l'ambiente.
"Forza,
Fraser. Dief se l'è meritato. C'è stato d'aiuto e poi non credo che un
piccolo premio possa rovinargli la dieta."
"Hai
ragione. E' stato bello lavorare con voi."
"Grazie,
Fraser. E' chiaro che se avrete bisogno del nostro aiuto saremo lieti di
ricambiare il favore. Vero Mulder?" affermò sinceramente Krycek.
"Sì,
certo, ma andiamo o perderemo l'aereo." concluse con la sua solita
aria indisponente Mulder.
Erano
in viaggio da pochi minuti. Mulder aveva lo sguardo fisso sul bianco delle
nuvole e Krycek lo fissava cercando di leggerne i pensieri.
"Grazie!"
sussurrò improvvisamente Mulder.
"L'avresti
fatto anche tu."
"Non
mi riferivo a quanto ai fatto sul tetto." disse voltandosi verso di
lui.
Si
guardarono intensamente, poi, Alex sorrise ed abbassò lo sguardo. |
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Avvertenza: tutti i diritti sono per The X-Files di © CC, 1013, FOX; per Once a Thief di © Johnn Woo, Alliance Communications Corporation; per The Commish di © Stephen J. Cannell e Stephen Kronish, ABC Productions; per Il Terzo Gemello di © Ken Follett. |
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IL
TERZO GEMELLO Baltimora,
Maryland Jones
Falls University 4:06
P.M.
L'ondata di caldo avvolgeva Baltimora come un sudario. I sobborghi verdeggianti
erano rinfrescati da migliaia di irrigatori, ma gli abitanti più ricchi se ne
stavano chiusi in casa con l'aria condizionata al massimo. Sulla North Avenue,
prostitute svogliate cercavano l'ombra e sudavano sotto le parrucche, mentre
all'angolo della strada i ragazzi vendevano droga che estraevano furtivamente
dalle tasche dei calzoncini.
Morgan Brewer continuava a guardare lo schermo del suo computer affollarsi di
diagrammi, schemi e tabelle riportanti dati di ogni genere. Dopo il successo
ottenuto dalla dottoressa Jeannie Ferrami con il programma da lei elaborato,
Morgan aveva pensato di fare la sua ricerca di dottorato presso di lei ed
apportando le dovute modifiche al programma, ne aveva elaborato uno più potente
ed in grado di agire su scala internazionale. Erano ormai due mesi che il
programma girava su diversi database, ma nessun nome era apparso, nessuna coppia
di gemelli idonei alla sua ricerca.
Era quasi deciso a spegnere e lasciare il piccolo ufficio della Ferrami,
convinto che quella sauna non avrebbe portato alcun beneficio al progetto e,
tanto meno, a lui. Guardò il suo orologio al quarzo che segnava le 4:15 P.M. e
pensò che per un dottorando aveva fatto fin troppo. Pensava che forse avrebbe
fatto meglio a cambiare ricerca, pur restando al fianco della Ferrami. Si alzò
dalla sedia e con la destra afferrò il mouse per spegnere il computer, quando
il turbinio di schemi cessò e sullo schermo blu apparve ciò che gli sembrò
essere un miracolo. Washington,
D.C. Quartier
Generale dell'FBI: Ufficio
di Walter Skinner 11:27
A.M.
La porta si aprì e Kim, la segretaria del vicedirettore Skinner,
annunciò la presenza in anticamera dell'agente Fox Mulder. Skinner, impegnato
al telefono, le fece segno di farlo accomodare e proseguì la sua conversazione.
Mulder entrò salutando a bassa voce ed andò a sedersi seguendo l'invito
gestuale del suo superiore. Accavallò le gambe e si guardò attorno mordendosi
nervosamente l'interno del labbro come se stesse masticando uno dei suoi amati
semi di girasole.
Era più che nervoso.
Per quale motivo Skinner lo aveva convocato? Era certo di non aver fatto nulla
di stravagante, né di poco ortodosso. Era certo che anche la sua partner, Dana
Scully, non avesse commesso alcuna infrazione al rigido regolamento dell'FBI. Ed
allora per quale motivo Skinner aveva chiesto di vederlo con tanta urgenza?
‘E' un caso di estrema importanza’ gli aveva detto per telefono
convocandolo personalmente. E questa era la cosa che più lo preoccupava,
generalmente era Kim a convocarlo in nome del vicedirettore, ma questa volta…
Walter Skinner agganciò la cornetta del telefono ed osservò Mulder restando
per qualche istante in silenzio.
"Immagino
che si stia domandando quale sia l'urgenza per la quale l'ho chiamata?"
esordì Skinner togliendosi gli occhiali e massaggiandosi l'arcata. "Si
rilassi, non è lei il problema né, ovviamente… l'agente Scully." Riaprì
gli occhi un po' stanchi e rimettendosi gli occhiali proseguì con tono più
preoccupato "Il vicedirettore del dipartimento Impronte Digitali, mi ha
contattato questa mattina per informarmi che una sua agente… L'agente…"
ripeté cercando il foglio sul quale aveva annotato la telefonata "L'agente
Ghita Sumra", sottolineò con un tono di voce più marcato "ha
condotto delle ricerche presso la Direzione del Personale, su un mio
agente…"
"Su di me, signore?" lo interruppe Mulder senza rendersene conto.
"No, non su di lei, agente Mulder, ma su Alex Krycek."
"Krycek?!" ripeté a pappagallo Mulder "Perché? Cosa centra
questa Sumra con Krycek?"
"E' quello che vorrei sapere. Il vicedirettore, mi ha detto che già in
passato quest'agente ha collaborato con esterni, con una certa Jeannie Ferrami
di Baltimora, per la precisione. E' possibile, quindi, che non sia lei la
diretta interessata a Krycek, ma qualcuno all'esterno."
"E non l'ha interrogata a riguardo?" chiese Mulder con la fronte
corrugata che mostrava i suoi pensieri all'opera.
"No. Né lui… né io. Del resto ci fa più comodo scoprire chi cerca
Krycek e seguirlo, piuttosto che conoscerne il motivo e bloccare le
indagini."
"Quindi, se ho ben capito: devo scoprire chi ha chiesto le informazioni
alla Sumra e, dopo averlo trovato, seguire le sue indagini per arrivare a
catturare Alex Krycek. Giusto?"
"Esatto!"
Mulder chiuse la porta dietro di sé dopo aver scambiato ancora qualche battuta
con Skinner e si avviò verso l'ascensore, diretto al suo ufficio. Mentre
aspettava che la freccetta diventasse rossa, segnalando la presenza al piano,
cominciò a pensare a cosa avrebbe detto a Scully. Skinner si era raccomandato
di essere discreto e di non coinvolgere la sua collega.
In realtà, quello che tormentava l'agente Mulder era l'idea di imbattersi
nuovamente in Alex Krycek. Aveva combattuto allungo con se stesso per
dimenticare Krycek e quanto c'era stato tra loro; per dimenticare che lo aveva
tradito, che forse non lo aveva mai amato, che si era preso gioco dei suoi
sentimenti. Ora ripiombava nella sua vita come uno di quegli acquazzoni
improvvisi di metà agosto. Ora tornava ad arroventargli il cervello, lo
stomaco… il cuore.
L'ascensore si fermò nel sotterraneo, dove Mulder aveva l'ufficio. Esitò per
qualche istante, prima di aprire la porta e trovarsi faccia a faccia con Dana
Scully in piedi a leggere una cartella degli X Files.
"Allora? Cosa voleva Skinner?" gli chiese curiosa nel vedere il viso
del suo collega così tormentato.
"Nulla d'importante." rispose Mulder avvicinandosi a lei; ma Scully,
sollevando solo lo sguardo inarcando maggiormente le sue sopracciglia arcuate,
lo scrutò mostrandogli di non averla convinta. "Va bene!" sospirò
Mulder arrendendosi "Vuole che faccia delle indagini per catturare Krycek." Non continuò immaginando lo stupore di
Scully, ma questa lo
osservava con lo stesso interesse che mostrava per tutte le indagini sugli X
Files. "Tu ne resti fuori. Ordine del gran capo." aggiunse
frettolosamente nel vedere le labbra di Scully pronte a dischiudersi in una
vivace protesta. Alexandria,
Virginia Abitazione
di Fox Mulder 3:02
A.M.
Mulder si svegliò scosso da un sogno, o un incubo, questo non lo sapeva, poiché
non ricordava ciò che aveva sognato. Si accorse di essere sudato e di avere la
gola secca. Il televisore era ancora acceso e sullo schermo le righe grigie e
nere indicavano che il film in videocassetta era terminato.
Mulder estrasse la cassetta gettandola, poi, con le altre sulla poltrona. Si
diresse alla cucina e prese dal frigo una bottiglia di birra gelata. La sorseggiò
tornando in salotto e si fermò a guardare la stanza. Dopo la ricerca del nulla,
soffermò lo sguardo alla finestra e guardò oltre. Le luci della città
illuminarono i suoi pensieri. Le strade portavano tutte verso ricordi lontani.
Eppure non era passato molto tempo da quando Krycek era svanito nel nulla. Da
quando aveva scoperto che il suo collega-amante in realtà lavorava per l'uomo
che fuma. No, non era passato molto tempo ed ora si rendeva conto che non lo
aveva dimenticato. Che in realtà non lo odiava. No. L'amava ancora. Era
difficile per Mulder ammettere questo. Era difficile, perché qualcosa di simile
lo provava per Scully e ciò nonostante, non si era mai spinto con lei dove si
era spinto con Krycek.
Baltimora,
Maryland Jones
Falls University 10:22
A.M.
L'afa di quel giorno era più pressante che mai. L'università sembrava
sprofondare nell'immobilità del tempo. Non tutte le aule erano fornite di
condizionatore e in quelle dotate, non sempre era funzionante.
Mulder si domandava come mai un'università di tale importanza, avesse certe
carenze, non sapendo che dopo lo scandalo che la dottoressa Ferrami aveva
provocato, e la conseguente perdita dei fondi che stanziava annualmente la
Genetico, la JFU si era ritrovata in grosse difficoltà economiche.
Mulder aspettava già da diversi minuti nel corridoio di fronte all'ufficio
della Ferrami e cominciava ad essere inquieto. Il caldo lo stressava, ma il vero
motivo era quell'incertezza di non sapere cosa legava il nome di Alex Krycek a
quella ricercatrice.
Jeannie Ferrami apparve nel corridoio come un miraggio e Mulder ne rimase
estasiato, riuscì ad apprezzarne persino l'anellino al naso.
"E' lei l'agente Mulder?" chiese Jeannie con un'inconsueta dolcezza,
ma senza attendere la risposta ovvia di Mulder e, tirando dritto verso il suo
ufficio, aggiunse "Perché non si è accomodato? c'è il condizionatore nel
mio ufficio."
La Ferrami fece accomodare Mulder chiedendogli ancora qualche minuto di pazienza
e prese ad armeggiare con alcuni fogli sulla sua scrivania. Quando ebbe
terminato le sue faccende guardò Mulder invitandolo a parlare.
"Mi risulta che la sua amica Ghita Sumra ha passato alcune informazioni
riguardanti un agente dell'FBI a qualcuno del suo ufficio. Vorrei sapere di chi
si tratta." raccontò d'un sol fiato Mulder.
"Certo!" rispose immediatamente disponibile la Ferrami. "Ho
chiesto io a Ghita di aiutare un mio studente…"
"Qual è il nome dello studente e dove posso trovarlo?" la interruppe
bruscamente Mulder.
"Si chiama Morgan Brewer e può trovarlo presso il dipartimento di Polizia
di Eastbridge, nei pressi di New York City. E' lì per le sue ricerche." La
Ferrami rimase senza parole nel vedere Mulder scappare via a quel modo tanto da
non chiederle spiegazioni riguardo alle ricerche del suo studente. Si rese conto
che c'era gente più scostante ed irritabile di lei, ma poca gente spinta dalla
sua incontenibile curiosità e Mulder aveva riacceso quella fiamma che il suo
Steve tentava di tenere a freno. Eastbridge Dipartimento
di Polizia 5:27
P.M.
Mulder
entrò guardandosi attorno e si diresse all'accettazione. Un agente grasso in
divisa lo accolse con un sorriso, fin a quando non vide il tesserino dell'FBI. A
quel punto l'agente chiamò il suo collega Stan Kelly.
"Stan", disse l'agente porgendogli la mano e masticando una gomma.
"Agente Mulder, FBI. Sto cercando Morgan Brewer, mi hanno detto che è qui
per alcune ricerche."
"Ah, sì." rispose Kelly continuando a masticare da un lato. "Lo
studente di Baltimora…" aggiunse con l'aria di chi sa tutto. "E'
ripartito, ma di là c'è chi può aiutarla. Venga." concluse sorridendo
com'era sua abitudine.
Mulder seguì l'agente Kelly in una grande sala con scrivanie e macchinari quasi
datati, dove poliziotti in divisa tentavano di stendere rapporti o compilare
denunce. Era un mondo completamente diverso da quello dell'FBI, nonostante anche
al Bureau vi fossero sale di quel genere.
Continuava a seguire la sua guida in uniforme quando scorse un volto conosciuto.
"Krycek!!" bisbigliò tra lo stupore e la rabbia.
Tutto divenne all'improvviso nero e successivamente di un rosso vivo. Era
accecato da una rabbia incontenibile e senza rendersene conto aveva raggiunto il
suo obiettivo. Lo colpì in pieno volto come una furia, insultandolo. L'uomo
aggredito barcollò finendo su di una scrivania senza poter reagire. Tentò
invano di risollevarsi, perché Mulder gli era addosso e continuava a picchiarlo
selvaggiamente. Era stato tutto così rapido ed imprevedibile, che gli agenti
presenti ci misero del tempo prima di capire le circostanze e poter intervenire.
Stan Kelly ed altri due agenti intervennero a bloccare Mulder, mentre l'uomo
tentava di risollevarsi dalla scrivania.
"Cosa le prende?" urlò Stan strattonandolo.
"Cosa succede?" chiese il commissario Tony Scali uscito dal suo
ufficio sentendo il baccano.
"Questo è l'agente Mulder dell'FBI e per qualche strano motivo ha
aggredito Ricky." Spiegò Stan Kelly masticando la sua gomma con più
frenesia.
"Ricky?!" ripeté Mulder mentre Ricky si tamponava il labbro e gli
sollevava un sopracciglio in segno di conferma.
Nell'ufficio di Scali il condizionatore aveva poca efficacia. Mulder sedeva di
fronte al commissario che con la sua bonarietà lo aveva fatto accomodare. La
sedia accanto era occupata dall'agente Ricky Caruso, mentre in piedi, vicino
alla porta secondaria, stava Stan Kelly a braccia conserte.
"Mi faccia capire", esordì Scali. "Lei era convinto che Caruso
fosse un ex agente dell'FBI?"
"Sì, e me ne dispiace", rispose sinceramente Mulder mentre Ricky lo
squadrava. "E' identico al mio ex collega Alex Krycek."
"Ma lei era qui per Morgan Brewer…" riprese Scali guardando Stan che
confermava senza distogliere lo sguardo da Mulder.
"Sì, perché credevo vi fosse un collegamento tra Brewer e Krycek."
"Quel ragazzo mi ha solo fatto dei test", intervenne Caruso mostrando
tutta la sua ignoranza dei fatti.
"Dei test? Che tipo di test?" chiese incuriosito Mulder.
"Mah! Test attitudinali. Domande sui miei interessi, test della personalità.
Cose di questo genere", concluse stringendosi nelle spalle.
"Ed il motivo?" chiese ancora Mulder.
"Non mi ha spiegato il motivo…" rispose Ricky facendo una pausa.
"Ma davvero questo tipo mi somiglia?" chiese poi incuriosito.
"Come una goccia d'acqua a sua sorella", rispose Mulder. Eastbridge Abitazione
di Ricky Caruso 8:31
P.M.
Mulder continuava a sfogliare l'album delle fotografie di Ricky, mentre questi
armeggiava nel frigo alla ricerca di qualcosa che non fosse solo una birra.
Ricky Caruso si avvicinò a Mulder con un passo felpato simile a quello di Alex
Krycek e Fox si accorse della sua presenza quando questi gli rivolse la parola.
"Ordiniamo una pizza? Non ho niente in casa, ho dimenticato di fare
la spesa", disse osservando dall'alto Mulder seduto sul divano.
Mulder continuava a fissare quella figura ritta davanti a sé e gli sembrava
impossibile che non fosse Krycek. Che non fosse il suo Alex.
"Sì." rispose a mezza voce, rispondendo più ai suoi pensieri che
alla domanda di Ricky.
Lo osservò camminare verso il telefono, comporre il numero della pizzeria.
Sembrava proprio il suo Alex. Ascoltò il tono della sua voce, l'intercalare del
dialetto di Brooklyn. No, non era il suo Alex.
Eppure…
Ricky Caruso gli si sedette accanto e Mulder lo osservò come fosse uno di
quegli ometti grigi che aveva sempre desiderato incontrare.
"Ehi! mi dispiace che quel tale sia un bastardo. Ma io cosa centro?"
chiese con un sorriso Ricky. E Mulder rivide ancora Alex. Lo stesso sorriso
ammaliatore, la stessa dolcezza nel timbro di voce.
Era Alex, ne era certo.
"Uhé! non è che tieni certe idee?" aggiunse improvvisamente in
brookkolino.
"Cosa?… No, no." si affrettò a rispondere Mulder riprendendosi
immediatamente.
Non era Alex, ne era certo.
Mangiarono la pizza sfogliando l'album delle foto e parlando della vita di Ricky.
Di come la sua famiglia era arrivata negli States e aveva ottenuto la
cittadinanza. Della sua infanzia con i numerosi cugini. Della sua adolescenza
irrequieta e la decisione di fare il poliziotto. Delle sue numerose avventure
con donne di ogni età e ceto che lo corteggiavano solo perché era di origini
italiane.
"Sei certo che i tuoi non ti abbiano adottato?" chiese in fine Mulder
mentre nella sua testa balenavano strane congetture.
"Come posso saperlo?" rispose gesticolando nel modo tipico degli
italiani. "Non mi hanno mai detto nulla, perché avrei dovuto sospettarlo?
Certo! ammetto che mi è sempre parso strano il fatto che i miei zii avessero
molti figli, mentre io sono figlio unico. Ma ho sempre pensato che i miei non
avessero abbastanza denaro per allevarne altri."
Mulder non insisté oltre, d'altronde Ricky aveva tutte le ragioni per non
sospettare di essere qualcosa di diverso da quello che era.
"Tu pensi che quel bastardo sia mio fratello?" chiese ancora Caruso
guardando il volto perplesso di Mulder.
"No. Cioè… non so cosa pensare."
"Devi essere stanco, ti do un cuscino e le lenzuola", concluse
accompagnando le parole con i gesti, come era solito fare.
La notte era silenziosa e calda, di tanto in tanto qualche grillo si sfregava le
zampe producendo quel cicalio snervante. Mulder si era girato più volte sul
divano, ma il pensiero di Krycek lo tormentava più del solito. Continuava a
vedere i gesti ed i sorrisi di Ricky ed automaticamente li confrontava con
quelli consueti di Alex Krycek.
Si rigirò ancora e vide Caruso in piedi sulla soglia della stanza. Aveva i
boxer ed una canottiera. Decisamente non era l'abbigliamento del suo Alex.
Continuò ad osservarlo, mentre questi faceva lo stesso. Un lungo ed
interminabile scambio di sguardi. Il silenzio diveniva sempre più pressante e
il caldo insopportabile.
"E' dura dormire con quest'afa, vero?" esordì Ricky attraversando il
saloncino per andare a prendere una birra dal frigo.
Mulder si tirò su sedendosi e, appoggiando le braccia sullo schienale, osservò
il giovane poliziotto. "Posso averne una?" gli chiese poi, sopraffatto
dalla sete.
Ricky gliela porse di là del divano e, dopo aver sorseggiato la propria, rimase
a scrutare il suo ospite.
"Quanto pensi di fermarti qui?" gli domandò curioso.
"Quanto puoi ospitarmi?" chiese Mulder, rendendosi conto che lì non
aveva altro da fare. Razionalmente sapeva di dover tornare a Baltimora e cercare
la chiave che lo avrebbe condotto ad Alex Krycek; ma, inconsciamente, provava
per Ricky le stesse sensazioni che provava per Alex, come poteva, quindi, andar
via? Alex gli mancava troppo. Gli mancavano le sensazioni che sapeva fargli
provare. Ma Ricky era come Alex?
Doveva saperlo.
"Tu…" riuscì solo a proferire Mulder.
"Io, torno a dormire. Domani ho del lavoro da sbrigare in Centrale. Buona
notte!" disse Caruso con tono delicato, ma deciso, ritirandosi nella sua
stanza e richiudendo la porta. Baltimora,
Maryland Jones
Falls University 9:30
A.M.
La Ferrami analizzava i dati che il suo studente Morgan Brewer le aveva portato,
mentre questi la osservava interessato.
"Un agente dell'FBI voleva delle informazioni su di te e sul tuo soggetto.
Non lo hai incontrato ad Eastbridge?" chiese continuando a leggere i
risultati dei test condotti su Ricky Caruso.
"No. Deve essere arrivato dopo la mia partenza. Cosa voleva
esattamente?" chiese incuriosito Morgan.
"Non me lo ha detto; ma è strano che l'FBI sia interessata non tanto al
tuo lavoro, quanto al soggetto della tua ricerca." concluse Jeannie
ripensando agli strani avvenimenti che avevano costellato le sue passate
ricerche.
"Già! E' strano. La sua amica Sumra, mi ha riferito che l'agente Alex
Krycek è morto durante una missione top-secret. Non ha potuto fornirmi altri
dettagli e non ha trovato alcuna cartella relativa all'agente."
"Forse non è morto? E, forse, è questo che temono che tu scopra."
"Se così fosse: Ricky Caruso potrebbe essere in pericolo?!" Eastbridge Abitazione
di Ricky Caruso 6:15
P.M.
"Se non è Krycek e Brewer non è lì. Perché non torni?" chiese Dana
Scully durante la conversazione telefonica.
"Ho bisogno di alcune certezze, prima di tornare. E comunque… dovrò
ripassare da Baltimora per parlare con Brewer, prima di tornare a
Washington", rispose Mulder senza troppa convinzione. "Dovresti
vederlo, Scully. E' identico. Nemmeno sua madre lo riconoscerebbe,
credimi."
"Ti credo sulla parola, Mulder. Io non ho avuto molte occasioni per
conoscere Krycek. A dire il vero, so che lo riconoscerei, ma non lo ricordo
perfettamente."
"Certo! Non vi siete incontrati spesso e poi… dopo il rapimento alieno,
dubito che i tuoi ricordi possano essere nitidi. Ti richiamerò", aggiunse
concludendo.
La porta si aprì e Ricky Caruso entrò con una busta ricolma in braccio.
"Mi sono ricordato di fare la spesa", disse sorridendo e poggiando la
spesa sul tramezzo che divideva il saloncino dalla cucina. "Ti piace la
cucina italiana?" gli chiese poi con aria sorniona, proprio come era solito
fare Krycek quando voleva in realtà formulare un altro genere di domanda,
camuffandola con qualcosa di più ingenuo.
"Sì", rispose. "Mi piace la cucina italiana." Ed avrebbe
voluto aggiungere che gli piacevano anche gli italiani, ma non era la pura verità.
No, la verità era che gli piaceva un giovane italiano che gli ricordava il suo
amante.
Mulder gustò la cena come se non avesse mangiato da diversi mesi. Ma si rese
conto che ogni boccone gli ricordava i baci di Krycek. Saporiti, dolci, teneri e
caldi. Aveva letto da qualche parte, su uno dei suoi libri di psicologia, che
spesso il cibo e l'eros vanno di pari passo. Si domandò se Ricky non stesse
tentando di sedurlo. Poi, si rese conto che era lui a voler essere sedotto, ma
quel giovane non sembrava avere alcun interesse per lui, tanto meno dal punto di
vista sessuale.
Già! Ricky Caruso si vantava tanto delle sue avventure amorose. Il tipico
italiano rubacuori. Il Rodolfo Valentino dei film muti. L'amante ideale.
Già! L'amante ideale, ma di chi? Non certo suo.
Bevve l'ultimo sorso di vino e si diresse al divano sotto lo sguardo attento di
Caruso. Ricky non si scompose per quel modo di fare, come se lo avesse previsto.
Cose se conoscesse Mulder e sapesse cosa aspettarsi. Si alzò a sua volta e
armeggiò con una caffettiera napoletana per preparare un caffè italiano.
Mulder lo gustò fino in fondo alzando fin quasi al cielo la testa per scolarne
l'ultima goccia e quando ritornò dritto ed aprì gli occhi, oltre la tazzina
c'era un sorridente Ricky.
Alex.
No, era Ricky che gli sorrideva.
Poggiò la tazzina sul tavolino davanti a sé e si spostò verso Ricky. Questi
si alzò di scatto. "E' meglio che vada a letto", dichiarò andando
via.
Mulder continuava a guardare fuori dalla finestra. Tutte quelle villette
allineate, con i loro giardini perfettamente falciati. Con le loro siepi
perfettamente tosate. Con le biciclette dei bambini abbandonate accanto alle
staccionate. Con le verande sempre illuminate. Tutte quelle villette piene di
gente che passava il tempo insieme.
Dio, come si sentiva solo!
Perché quel senso opprimente di vuoto?
Quasi automaticamente voltò lo sguardo verso la stanza da letto di Ricky.
L'atteggiamento difensivo che Caruso aveva avuto quella sera, lo aveva fatto
sentire una specie di maniaco. Eppure, non poteva distogliere lo sguardo dalla
porta ed i pensieri da quello che c'era oltre.
Si avvicinò alla porta come un automa. La mano girò la maniglia con lentezza e
senza fare rumore. Ricky era steso semi nudo sul letto, le lenzuola arrotolate
da un lato, la finestra aperta per far entrare la lieve brezza notturna. La luce
della luna rischiarava il volto sereno del giovane poliziotto. Mulder ne rimase
affascinato e si pietrificò nella contemplazione di quell'immagine.
‘E' Alex’ si disse.
Caruso
si rigirò borbottando qualcosa in italiano.
‘Non Alex’ pensò ancora Mulder continuando ad osservarlo.
Si avvicinò al letto. Il suo corpo faceva da scudo alla luce della luna che
smise di illuminare Ricky.
"Ricky",
sussurrò.
Ricky continuava a dormire.
"Ricky", chiamò ancora chinandosi a sfiorargli le labbra.
Ricky aprì gli occhi sul viso di Mulder.
Non si ritrasse e Mulder ne fu compiaciuto. Si sedette sul letto. Ora la luna
illuminava nuovamente il poliziotto. Ricky si tirò su di poco e rimase a
fissare Mulder nello stesso silenzio con cui questi lo fissava a sua volta.
"Io… Krycek ed io…" fece ancora una pausa. "Alex ed io",
riprese correggendosi. "Eravamo amanti."
"L'avevo capito, da come mi guardavi", affermò dolcemente Ricky.
"Tu lo hai mai fatto con un uomo?" continuò Mulder sperando di poter
mettere a tacere quanto aveva in corpo.
"Ho un collega gay…" disse Ricky facendo una lunga pausa e ansimando
improvvisamente come colto da un'eccitazione improvvisa "Una volta… Sì",
rispose in fine. "Sì. Una volta l'ho fatto."
Mulder si chinò su di lui baciando dolcemente ma con passione le sue labbra.
Ricky lo abbracciò tirandolo a sé e lasciò che Mulder sfogasse il suo
desiderio. Baltimora,
Maryland Jones
Falls University 11:45
A.M.
Mulder
attraversò l'intero corridoio come una furia, aprì la porta dell'ufficio della
dottoressa Ferrami senza bussare e cominciò a sbraitarle contro.
"DOV'È?" urlò infuriato.
"Dov'è chi?" chiese irritata da quei modi la Ferrami.
"Il suo studente. Dov'è?" domandò ancora.
"Perché le interessano tanto le ricerche del mio studente?" chiese
ancora più alterata Jeannie Ferrami sfoggiando tutta la grinta di cui era
dotata.
"Perché devo sapere cosa sta succedendo."
"IO", disse con tono marcato la Ferrami, "devo sapere cosa sta
succedendo."
I due si guardavano fissi negli occhi. Erano rigidi ed entrambi decisi a non
cedere. Sembravano un'immagine riflessa nello specchio: l'uno di fronte
all'altra, le braccia dritte ed irrigidite con i palmi sulla scrivania; gli
sguardi corrucciati e le labbra serrate. Sarebbero esplosi. Ed esplosero.
Esplosero in una fragorosa risata liberatoria.
Seduti al bar dell'università, Mulder spiegò i motivi per cui era lì e che la
morte di Krycek era presunta e non certa.
"Qui", spiegò la Ferrami. "Perlomeno nel mio dipartimento,
facciamo studi sui gemelli."
"Quindi Ricky Caruso è il gemello di Alex Krycek?" domandò quasi
certo della risposta Mulder.
"Da quanto risulta dalla ricerca effettuata dal computer e dal mio
studente, sì."
"Ma?… Perché c'è un ma, vero?"
"Nel caso in cui mi sono imbattuta io, sei mesi fa, i ragazzi esaminati non
erano stati adottati, ma le loro madri erano state fecondate in laboratorio a
loro insaputa durante una cura contro la sterilità. E' quindi possibile che i
tre soggetti non siano fratelli tra loro, ma dei cloni, come nel mio caso."
"Tre soggetti?" chiese Mulder con terrore.
"Sì. Morgan è partito per Vancouver ieri. C'è un terzo gemello: Victor
Mansfield." Vancouver British
Columbia, Canada Agenzia
Investigativa 11:03
A.M.
Ora che Jeannie gli aveva spiegato tutto, Mulder era certo che quello seduto
poco distante da sé, non era Alex Krycek. Era arrivato a Vancouver da due ore
ed era, con sua somma sorpresa, riuscito ad intercettare subito Morgan Brewer e,
conseguentemente, Victor Mansfield. Ora sedeva nell'ufficio del Capo di quella
strana Agenzia Investigativa che non aveva ben capito che scopo avesse
realmente. Di fronte a quella donna autoritaria quanto una Kapò delle SS,
sedevano, oltre a Mulder e Mansfield, Li Ann, Mac e Morgan. L'agente dell'FBI
ascoltava senza udire quanto i presenti dicevano, mantenendo il suo sguardo
fisso su Victor.
Più lo guardava e più era certo che fosse il terzo gemello di cui gli aveva
parlato la dottoressa Ferrami. Più lo guardava e più quello stampo preciso di
Krycek, gli piaceva. Sì. Decisamente.
"Allora siamo d’accordo?" sentì chiedersi dal Capo.
Mulder non aveva ascoltato una sola parola sino a quel momento e non aveva idea
delle conclusioni, ma annuì con il capo come uno di quei cagnolini nelle auto
famigliari. ‘… siamo d'accordo?’ Sì, ma su cosa?
Mentre Mulder nella frazione di un secondo rimuginava su quella frase, Victor
gli si portò di fronte tendendogli la mano.
Dio! Proprio come Krycek la prima volta.
‘Krycek. Alex Krycek.' quella presentazione gli tornò prepotente alla
memoria.
Strinse la mano di Victor Mansfield sperando che nessuno si fosse accorto dei
suoi turbamenti.
Le
strade di Vancouver sfilavano sotto gli occhi di Mulder fissi oltre il
finestrino del Pikap di Mansfield. Victor gli lanciò uno sguardo d'ammirazione,
o di desiderio? Mulder si voltò istintivamente, come gli accadeva quando
avvertiva lo sguardo di Alex su di sé.
Victor gli sorrise e tornò a guardare la strada.
Mulder, allora, non riuscì più a staccargli gli occhi di dosso. Osservò il
suo abbigliamento ed era esattamente quello che Alex sceglieva quando non era in
servizio. La guida era differente, molto più simile alla propria. Già! Ora che
ci pensava, anche la guida di Caruso era del tutto differente da quella di
Krycek.
Dettagli.
Erano solo dei piccoli dettagli. Delle piccole differenze che solo chi conosceva
a fondo Alex Krycek, poteva notare. E lui lo aveva conosciuto bene. Lui poteva
notare quei dettagli.
Dettagli, certo.
Si soffermò a pensare al sesso fatto con Ricky. Benché non avesse molte
esperienze, era stato in grado di dargli le stesse sensazioni di Alex. E Victor?
Anche Victor gli avrebbe dato quelle sensazioni?
Senza rendersene conto posò una mano sulla gamba di Victor. Questi voltò solo
lo sguardo sorridendo affabilmente.
"A mio fratello piacevano gli uomini?" chiese con tono dolce, eppure
Mulder avvertì l'impulso improvviso ed irrazionale di picchiarlo. Ma non lo
fece. Abbassò lo sguardo e rifletté.
Non lo sapeva.
C'era qualcosa di Krycek di cui non poteva essere certo.
A lui non piacevano gli uomini, ma Alex Krycek sì. Era così anche per Krycek?
"Non lo so", rispose sinceramente ed avvilito, ritirando la mano.
L'appartamento di Victor era arredato con gusto e in perfetto ordine. Non era
certo come il suo.
"Non farti ingannare dalle apparenze", esordì Victor quasi leggendo i
suoi pensieri. "E' così perfetto, perché vivo per gran parte del tempo da
Li Ann. Con grande gioia della donna delle pulizie", aggiunse in fine con
tono allegro e portando il bagaglio di Mulder nella stanza accanto.
La stanza da letto era bella quanto il resto dell'appartamento. C'era un
grande letto matrimoniale con il copriletto di Missoni. Victor doveva guadagnare
bene.
"Non ho una stanza per gli ospiti, ma non credo che per te sia un
problema…" concluse con quell'aria sorniona tipica di Alex. "Vado a
preparare del caffè", disse, poi, uscendo dalla stanza e lasciando lì
Mulder fisso nei suoi pensieri.
Dio! Era proprio Alex!
Sì, Victor somigliava a Krycek più di Caruso. Se non fosse stato per il taglio
di capelli. ‘E' più carino’, si sentì affermare nella sua mente.
Cavoli! Si stava innamorando di Victor? No. Forse provava per Victor quello che
aveva provato per Ricky: sentimenti indotti dalla somiglianza con il soggetto
principale.
Cavoli! Cavoli! Cavoli!
Da
quando questa storia era cominciata si era ritrovato a psicanalizzarsi come se
fosse un caso patologico. Forse lo era?!
Ripensò al corpo di Ricky e di riflesso a quello di Alex. Anche i nei gli
parvero gli stessi e lui conosceva bene il corpo di Krycek. Ma forse era solo la
sua immaginazione, dopotutto il tempo passato con Ricky corrispondeva ad una
minima parte di quello trascorso con Alex. Sì, lo aveva sicuramente
idealizzato.
Cavoli! si stava ancora una volta analizzando.
E Victor?
Com'era Victor? Come Alex? Come Ricky?
Non si era sottratto al suo gesto istintivo. E quella frase poi…
‘Cristo! Perché è tutto così difficile?’ pensò infuriato
rendendosi immediatamente conto che se Scully lo avesse udito lo avrebbe
schiaffeggiato per quella imprecazione. Già! Scully. Perché con Dana Scully
non aveva gli stessi problemi?
"Ehi!" disse Victor alle sue spalle facendolo trasalire con
un'espressione simile a quella di un uomo che caduto in un dirupo ne riemerge
indenne. "Il caffè è pronto", aggiunse porgendogli una tazza
fumante.
"Tu ci vai con gli uomini?" chiese improvvisamente con tono fermo e
deciso. Quella domanda gli era uscita senza mezzi termini. Diretta. Schietta.
Necessitava di una risposta.
Victor
lo fissava attraverso il fumo che risaliva dalla tazza ogni volta che il suo
respiro soffiava sul caffè. Mulder sentì il suo cuore aumentare gradualmente
il battito. Era il timore di un ‘no’.
"Qualche volta", rispose atono Mansfield sorseggiando il caffè senza
distogliere lo sguardo dal suo ospite. Vancouver British
Columbia, Canada 10:02
A.M.
Mulder si rigirò nel letto ed il sole lo colpì in pieno volto. Strizzò gli
occhi sottraendosi alla luce e lentamente li aprì stropicciandoli come un
bambino. Gli ci vollero pochi secondi per realizzare che Victor non era in casa.
Andò in bagno, fece la doccia, la barba e rimase a guardarsi allo specchio.
Il volto era stanco, ma i suoi occhi brillavano di gioia. Una gioia che aveva
dimenticato di poter provare. Fare sesso con Victor era stato come un ritorno
alle origini. Per un breve istante pensò quasi che quello fosse Krycek.
Cavoli! Perché pensava ancora a lui?
Mangiò qualcosa, sfogliò un paio di riviste d'auto che aveva trovato in
soggiorno. Curiosò tra i cassetti, sfogliò album fotografici e…
Il telefono squillò.
"Mulder", rispose automaticamente senza riflettere sul fatto che
quella non era casa sua.
"Sono Vic. Morgan ed io stiamo arrivando, non muoverti di lì."
Morgan spiegò che la sua ricerca poteva ritenersi conclusa. Aveva terminato i
test relativi a Victor Mansfield ed ora sarebbe tornato a Baltimora per
confrontarli con quelli di Ricky Caruso. Sperava ardentemente che la sua teoria
fosse valida, benché non avesse altre coppie di gemelli da studiare.
"Non ho ben capito quale sia la tua teoria", chiese in fine Mulder, ma
non realmente interessato.
"Vorrei provare che gemelli monozigoti vissuti separatamente, non solo
possono avere gli stessi interessi, come già è stato provato, ma anche le
stesse inclinazioni. In questo caso, ad esempio, tutti e tre i gemelli anno
scelto lo stesso tipo di carriera: uno nell'FBI, uno nella polizia ed uno in
un'agenzia investigativa. Tenendo conto che Mansfield proviene dalla
polizia."
"Già! Ma Krycek ha ritrattato la sua inclinazione originaria", fece
notare Mulder.
"E' vero, ma questo non pregiudica la mia ricerca. Non possiamo sapere
quali fattori sono intervenuti a mutare la decisione iniziale di Krycek. Anche
Mansfield ha fatto una seconda scelta e, non è detto, che anche Caruso in
futuro non cambi le sue idee", concluse Morgan Brewer alzandosi dal divano.
"Posso chiamare un taxi?"
"Posso accompagnarti io in aeroporto", affermò disponibilissimo
Victor.
"Non è necessario. Grazie!" Washington
D.C. Quartier
Generale dell'FBI Ufficio
di Walter Skinner 10:00
A.M.
La
segretaria bussò alla porta ed appena sentì dire ‘avanti’, l'aprì di poco
e sporgendosi avvertì il vicedirettore Skinner, che l'agente Dana Scully
desiderava conferire con lui.
Scully entrò con passo deciso, porse la mano al suo superiore salutandolo con
reverenza e si accomodò.
"Qualche problema, agente Scully?" chiese Skinner con il tono di voce
più piatto possibile.
"E' da una settimana che non ho notizie dell'agente Mulder. Temo possa
essergli capitato qualcosa di spiacevole", aggiunse con aria seriamente
preoccupata.
Skinner la guardava di là della scrivania con la fronte aggrottata. Forse aveva
ragione. Forse, mettere Mulder sulle tracce di Krycek non era stata una buona
idea. Forse avrebbe dovuto assegnare il compito anche a Scully, o forse, a
qualche altro agente meno coinvolto.
Forse. Forse. Forse.
Forse c'erano troppi ‘forse’ nella sua mente e lì c'era Scully che cercava
delle risposte.
"Dov'era l'ultima volta che lo ha sentito?" chiese togliendosi gli
occhiali e appoggiandosi con rilassatezza allo schienale della sedia.
"Ad Eastbridge. Mi ha raccontato di un sosia, se non un gemello, di Krycek
e che prima di rientrare sarebbe ripassato da Baltimora…" stava facendo
una pausa, ma Skinner la interpretò come la fine della storia.
"Non sa se è ripassato da Baltimora?"
"Sì… Sì, è ripassato e, a quanto mi ha detto la Ferrami, Mulder ed il
suo studente si sono incontrati a Vancouver…"
"Vancouver!?" la interruppe sorpreso Skinner.
"Sì. A quanto sembra, c'è un terzo gemello. Ma da lì in poi la Ferrami
non sa dirmi altro", concluse desolata Scully lasciandosi andare sullo
schienale della sedia.
"Ha chiamato Vancouver? Le avranno pur dato un numero?" insisté il
vicedirettore.
"Sì. Per la verità, sì. Ma…" fece una lunga pausa. "Risponde
sempre la segreteria telefonica, ho lasciato diversi messaggi, ma questo
Mansfield non mi ha mai richiamata."
"Mi metterò in contatto con la Ferrami, personalmente. Sono certo che saprà
darmi altre informazioni inerenti questo presunto gemello. Stia tranquilla
agente Scully, farò quanto è in mio potere per aiutare l'agente Mulder." Vancouver British
Columbia, Canada Abitazione
di Li Ann 7:38
P.M.
Erano circa quindici minuti che Mulder sedeva nel Pikap aspettando che Victor
lasciasse l'appartamento di Li Ann. L'avevano riaccompagnata a casa come erano
ormai soliti fare, ma questa volta il saluto tra i due stava durando più del
solito e Mulder cominciò a spazientirsi.
Nell'appartamento di Li Ann, tutto era come sempre in perfetto ordine. Come
sempre le rose di Victor e quelle di Mac adornavano tavoli e tavolini. Come
sempre tutto profumava di primavera. Tutto era come sempre. Tranne Victor.
"Vic. Vic. Io non continuo così, chiaro?" gli disse dopo essersi
liberata della stretta alle braccia. "Da quando quell'agente dell'FBI è
arrivato le cose tra noi sono precipitate."
"Non essere tragica Li Ann!" le disse esausto di quella conversazione.
"E' così invece. Passi tutto il tempo con lui. Non stiamo più insieme ed
il tuo lavoro ne sta risentendo."
"Non è vero", si difese lui.
"Sì, che lo è. E lo sai bene." Li Ann cambiò il tono di voce
avvicinandosi a lui e mettendogli delicatamente la mano alla nuca. "Il suo
Krycek non è qui. Perché non se ne va e ti lascia in pace?…" fece una
pausa scrutandolo nel profondo. "Digli di andar via", concluse
baciandolo.
Victor l'abbracciò stringendola il più possibile a sé. Baltimora,
Maryland Jones
Falls University 10:05
A.M.
Skinner
si alzò in piedi appena Jeannie Ferrami entrò nel piccolo ufficio. I due si
piacquero immediatamente e presero a parlare delle ricerche di Morgan. La
Ferrami affermò di essere rimasta molto toccata dalla telefonata dell'agente
Scully e, che dava per scontato che Mulder fosse rientrato da diverso tempo.
Skinner apparve seriamente preoccupato e le spiegò che non credeva
all'esistenza dei gemelli, ma che potesse trattarsi di Krycek e, pertanto, la
vita dell'agente Mulder potesse essere in pericolo.
"Abbiamo confrontato i test effettuati su Caruso e Mansfield, le posso
assicurare che si tratta di due individui ben diversi, per quanto, come ci
auguravamo, le loro preferenze e le loro scelte idealistiche sono le
stesse", insisté Jeannie.
"E' possibile manomettere i test?" chiese ancora Skinner.
"Certo. Ma abbiamo fatto un'indagine presso i centri d'adozione, ovviamente
con l'autorizzazione di Caruso e Mansfield, ed è risultato che sono stati dati
in adozione dalla famiglia Krycek subito dopo la nascita", concluse la
Ferrami. Vancouver British
Columbia, Canada Abitazione
di Victor Mansfield 11:30
A.M.
Mulder
continuava a preparare il bagaglio di malavoglia.
‘Rientri immediatamente. E' un ordine.’ gli aveva urlato per telefono
Skinner quando era riuscito, tramite il Capo, a rintracciarlo.
Non aveva altra scelta che tornare a Washington. Era strano, ma l'idea di
riprendere la ricerca della verità, non lo eccitava più come un tempo. Gli X
Files sembravano qualcosa di remoto.
Pensò di essersi innamorato di Victor. Che fosse lui la ragione di
quell'improvvisa apatia nei confronti di tutto il resto.
"Sei pronto?" gli domandò Victor entrando nella stanza.
"Sì Alex…" sbarrò gli occhi rendendosi conto di cosa aveva detto.
Si voltò di scatto e vide Victor sorridergli.
"Non puoi dimenticarlo, vero?" chiese affabilmente avvicinandoglisi
per aiutarlo a chiudere la valigia.
"Credo di no."
Victor sorrise, prese la valigia ed uscì. Mulder lo seguì qualche istante dopo
e prima di lasciare l'appartamento si guardò attorno per memorizzare il posto.
‘Chissà se ricorderò tutto, così come ricordo i luoghi in cui sono stato
con Alex?’ si domandò chiudendo definitivamente la porta.
Il
check-in era stato fatto, la valigia imbarcata, non restava che superare il
metal-detector ed avviarsi all'uscita d'imbarco.
Mulder salutò Victor stringendogli forte la mano e si avviò al metal-detector.
No. Non era così che poteva lasciarlo. C'era qualcosa che doveva fare.
Salutarlo nel modo giusto. Dargli una spiegazione per quella défaillance.
Tornò in dietro.
Victor sorrideva. Era sempre più simile a Krycek.
"Devo spiegarti", esordì.
"Non mi devi alcuna spiegazione. Non ho mai pensato che facessi l'amore con
me perché mi amavi."
"Allora perché mi hai assecondato?"
"Per alleviare il tuo dolore. Per ripagarti del male che mio fratello ti ha
fatto."
"Oh Dio! Vic. Credo che per quanto mi abbia fatto o mi farà, non sarò mai
in grado di odiarlo abbastanza. Credo che lo amerò sempre", confessò
Mulder.
"Devi andare. L'aereo non aspetta. Skinner non aspetta. E poi… E poi c'è
Dana", disse in fine sorridendo.
Mulder lo fissò attonito, ma non aveva il tempo per analizzare l'espressione
sul volto di Victor, né, tanto meno, le sue parole.
Washington,
D.C. Quartier
Generale dell'FBI 10:33
A.M.
"Sembri stravolto", affermò Scully con la sua aria da medico.
"E' solo la stanchezza del viaggio."
"Non hai riposato questa notte?" domandò ancora Scully, sapendo che
Mulder era rientrato alle nove della sera prima.
"Poco", concluse Mulder bruscamente.
"Skinner vuole vederti…" fece una pausa scrutandolo dall'alto della
scrivania sulla quale era seduta. "E' molto adirato con te", concluse
con tono materno.
"Lo so."
"Sai anche che ha contattato la madre di Krycek?"
La notizia risuonò come un tuono, squarciando la sua mente come un fulmine a
ciel sereno. Alexandria,
Virginia Abitazione
di Fox Mulder 9:11
P.M.
Mulder aprì la porta del suo appartamento e la infilò come se fosse seguito da
qualcuno. Non accese la luce e rimase per qualche istante con le spalle
appoggiate alla porta. Si tolse la giacca e l'appese in malo modo
all'attaccapanni, fece un passo in avanti e si ritrovò nel soggiorno.
In poltrona, nella penombra, c'era qualcuno.
"I pesci sono morti", disse una figura con voce suadente, alzandosi ed
andando verso il chiarore dell'acquario.
"Victor!?" esclamò Mulder spossato.
"Diamine, Mulder! Non mi riconosci più?"
"Alex!!"
"Sì, sono io", disse andandogli incontro con un sorriso più
luminoso che mai.
Mulder si sentì mancare, lo superò senza sfiorarlo e si andò a sedere sul
divano, prendendosi la testa fra le mani.
‘Dio! Dio! Cosa ci fa qui?’ si domandò straziato. Sollevò lo
sguardo verso Krycek in piedi e confuso. "Che cavolo ci fai qui, Alex?"
"Non ricordi cosa mi hai detto a Vancouver?"
"Cazzo!" esclamò alzandosi di scatto e colto da un impeto d'ira
"Figlio di puttana! Eri Tu. Eri Tu a Vancouver?" chiese temendo di
conoscere la risposta.
"Anche ad Eastbridge", confessò Alex Krycek.
"Come
cazzo hai fatto? Parlavi italiano!" continuò Mulder non credendo alle sue
orecchia.
"Fox. Fox… All'Accademia ho preso il massimo dei voti all'esame per
agenti infiltrati. Non è poi così difficile", disse canzonandolo ed
andando a sedersi in poltrona.
"No, aspetta. Non mi freghi. Quello che dici non è possibile",
dichiarò Mulder andando ad accendere la lampada sullo scrittoio.
"Sì che è possibile", affermò Krycek pronto ad ogni spiegazione.
"Ho sempre saputo di avere due gemelli. I miei me lo dissero quando avevo
sei anni. L'America gli aveva concesso la cittadinanza, l'asilo politico, la
libertà. Ma questo non bastava a tirar su tre figli. Dovettero optare per
l'adozione."
"Ma come hai fatto a sapere dei test di Brewer e perché ti sei sostituito
ai tuoi fratelli?" chiese Mulder riacquistando gradualmente la calma ed
andandosi a sedere sul divano.
"Chi sai tu, mi ha informato di Brewer e dell'ordine che Skinner ti aveva
dato. Io non correvo alcun rischio, lo sapevo, ma ho pensato che, sostituendomi
a Ricky e Victor, forse avrei potuto capire se, venendo qui, mi avresti accolto
sparandomi in fronte, oppure…" non continuò, perché non era necessario
e fissò Mulder corrucciato ed ancora scettico.
"Mi sono presentato a Ricky, gli ho raccontato la bella storia
strappalacrime della nostra famiglia e, come ciliegina, che nostra madre voleva
incontrarlo. Di comune accordo mi sono sostituito a lui. Quando è tornato, sono
andato da Victor e gli ho detto le stesse cose. Solo che lui è tornato e tu eri
ancora con me, così lo spedito da Ricky", concluse quasi compiaciuto di
aver architettato un piano così complesso.
"Immagino che in tutta questa storia, ti sia ben guardato da raccontar loro
che sei un bastardo che ha tradito il suo collega e che la loro dolce mammina in
realtà è una povera donna a cui tu hai dato il compito di recitare questa
parte infame?" gli domandò retoricamente Mulder mentre una vampata di
calore pervase il suo corpo.
"Dettagli" si limitò a rispondere. "La cosa più importante,
ora, è che io sono qui", lo fissò com'era solito fare quando voleva farsi
perdonare. "Che sono tornato", aggiunse sempre più affabilmente e
sfoggiando le sue lunghe ciglia. "Che sono qui per te."
Mulder era senza parole. Era nuovamente tormentato dai suoi pensieri e da quei
sentimenti così contrastanti. Krycek era davvero diabolico. Ma era lì. Aveva
architettato tutto quell'assurdo piano per stare con lui. Per sapere se poteva
tornare da lui e, ora, stava confessando tutto. Senza menzogne, senza omissioni,
senza vergogna. Stava confessando il suo amore apertamente, cosa che lui non era
in grado di fare nemmeno con se stesso.
Continuarono a fissarsi senza dire una parola. Il rumore del depuratore
dell'acquario ricordava lo sciabordio del mare. La lampada dello scrittoio
illuminava in pieno il volto di Krycek.
"Sei più carino con quel taglio", esordì Mulder meravigliandosi del
suo improvviso cambiamento d'umore.
"Mi fa più vecchio, non trovi?" ribatté Alex sorridendo.
"Non so… Direi che ti fa più uomo", affermò in fine Mulder
ammirato.
"Cosa facciamo?" chiese finalmente Krycek con tono quasi serio.
"Quello per cui sei venuto, no?"
Mulder baciò e baciò ancora la pelle di Alex. Faceva l'amore con lui e pensò
di essere stato un idiota a scambiare Krycek per Caruso o Mansfield. Doveva
rendersi conto che per quanto fossero gemelli, non potevano essere uguali in
tutto. Soprattutto nel sesso.
Alex lo aveva giocato bene. Lo aveva rigirato come un pedalino e si era
divertito alle sue spalle. Lo avrebbe fatto ancora?
Era cosciente che il suo amante lavorava per il suo nemico di sempre ed era
certo che in futuro non avrebbe esitato a tradirlo ancora. Eppure non era capace
di staccarsi da lui, non era capace di ammanettarlo e consegnarlo a Skinner; non
era capace di odiarlo. Aveva solo il desiderio, di tanto in tanto, di
strapazzarlo un po'. Di picchiarlo selvaggiamente come aveva fatto ad Eastbridge.
Provava ancora quell'insano desiderio che aveva provato in macchina a Vancouver,
ma si controllò. Riuscì a soffocare quell'impulso con il desiderio che aveva
di lui.
Il telefono squillò. Mulder si alzò a fatica dal divano e rispose con tono più
che sonnolente. Scully lo riportò alla realtà sbraitando dall'altra parte del
filo.
Erano passate le nove e lui era ancora a casa. Senza quasi ascoltare le
lamentele della sua collega, allungò lo sguardo verso la cucina e guardò in
bagno, ma Alex Krycek non c'era. Era già andato via.
Rassicurò Scully che l'avrebbe raggiunta immediatamente e troncò la telefonata
chiudendole il telefono in faccia.
Mulder si guardò allo specchio. Usò il rasoio elettrico e pensò agli ultimi
avvenimenti. A quell'ultima sera.
C'era ricascato. Krycek lo aveva giocato ancora promettendogli tutto se stesso e
sparendo subito dopo.
‘Lo ammazzo!’ giurò a se stesso.
Si
vestì in fretta e si precipitò all'auto sotto casa. Aprì lo sportello ed
inserita la chiave mise in moto. Allora il cellulare suonò.
"Mulder."
"Buon giorno, agente Mulder! Dormito bene?"
"Dove sei Alex?" gli chiese un po' adirato.
"Ho anch'io del lavoro da sbrigare", rispose sarcastico Krycek.
La conversazione continuò per qualche minuto sullo stesso tono demenziale, poi,
Krycek riattaccò.
Mulder sorrise: ora sapeva che per quante volte Alex lo avrebbe tradito, per
tante volte sarebbe tornato da lui.
Inserì la prima e si diresse verso Washington. |
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