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Trauma |
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La pioggia
batteva sul parabrezza con una furia mai vista. Walter mise al massimo i
tergicristalli e si sporse in avanti per vedere meglio la strada.
Come sempre Roma si era paralizzata: “Bastano quattro gocce e tutto
si blocca!” pensò prendendo il cellulare per chiamare sua sorella
Amanda.
“Pronto?”
“Ciao, sono io. Sono bloccato sul lungo Tevere, ne avrò ancora per
mezz’ora, minimo. Mangia se vuoi!”
“Scherzi?! Dai che ti aspetto!”
Walter sbuffò per quell’imprevisto: voleva tornare a casa al più
presto per buttar giù gli appunti per il suo nuovo articolo.
Guardò nello specchietto retrovisore, mise la freccia e azzardò un
sorpasso a destra per togliersi d’avanti un anziano un po’ impedito
alla guida.
Fu allora che gli parve di vedere una BMV blu notte uguale a quella
parcheggiata sotto la redazione del suo giornale.
Ignorò la cosa sentendosi paranoico e proseguì verso casa.
Amanda lo accolse con un sorriso immenso, ormai erano sei mesi che
vivevano insieme, avevano trovato più conveniente comprare un
mini-appartamento in due, piuttosto che pagare due affitti; e poi così
nessuno dei due sarebbe stato solo.
Walter era un anno più grande di Amanda e le era molto legato, e così
lei. Da quando si erano trasferiti a Roma, benché con due vite e amici
diversi, avevano sempre fatto di tutto per passare del tempo insieme e
contavano, sempre e solo, l’una sull’altro. |
“Ti sei portato il lavoro a casa?”
“Sì”, rispose Walter appoggiando il portatile sul tavolino
d’ingresso. “Devo trascrivere alcuni appunti riguardanti la mia ricerca
su una serie di articoli che sto scrivendo”, concluse.
Amanda annuì. Amava suo fratello, ma era poco interessata al suo lavoro di
giornalista. Lei era un’infermiera diplomata e da due anni lavorava al
Santo Spirito, un ospedale vicino al Vaticano; era molto presa da tutto ciò
che riguardava la medicina alternativa e le cure omeopatiche.
Continuò a fingere di seguire quanto Walter le stava raccontando e tra un
boccone e l’altro annuiva con la testa mugolando. In verità stava
pensando al suo amico Alessandro Cellini che già da qualche mese le faceva
delle avance.
Quella mattina lo aveva incontrato al bar e l’aveva invita a cena per quel
sabato. Amanda si stava chiedendo se avrebbe dovuto inevitabilmente
accettare un eventuale dopo cena, o se avrebbe potuto disimpegnarsi senza
troppi problemi e senza offendere la sensibilità di Alessandro.
Alessandro era un bel ragazzo: alto, palestrato quanto bastava a mostrare un
fisico in forma; occhi celesti e capelli biondo scuro. Era decisamente
affascinante, ma Amanda aveva sempre diffidato dei bei ragazzi, anche se
Alessandro, sembrava essere meno vanesio di altri.
“Venerdì parto per qualche giorno”, stava dicendo Walter, “devo
fare alcune ricerche per l’ultimo articolo.”
“Ah! E dove vai?”
“In un posto qua vicino, ma non voglio dirti molto altro: sarà una
sorpresa anche per te!”
“Okay, l’importante e che non ti metta nei guai come con l’articolo
che hai scritto l’anno scorso sulle agenzie investigative…”
“Ma dai? Infondo lo sapevano tutti che gonfiavano le parcelle ed evadevano
il fisco, io ho solo dato l’imbeccata… come fa Striscia.”
“Già, ma ti hanno denunciato per calunnia!”
“E poi hanno ritirato l’accusa”, disse con un sorriso sornione,
aiutandola a sparecchiare la tavola. |
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