Imelda is back e lo fa con l'ultimo thriller by E. Elias Merhige.
Di C. Imelda Antonicelli
Il Sospetto Zero è il killer che agisce senza un motivo apparente.
E’ il più pericoloso perché, a differenza dei serial-killer, non segue una dinamica ripetitiva: usa modalità differenti, sceglie vittime con caratteristiche dissimili, non lascia tracce e le sue azioni non sono in escalation.
NON VUOLE FARSI CATTURARE.
La parte psicologica del thriller in questione, è un po’ abbozzata e per
grandi linee falsata.
Si dà ad intendere che il sospetto zero sia un
ossessivo/compulsivo solo in base ai disegni ripetitivi dello zero barrato, ma,
a parte ciò, egli non mostra assolutamente i sintomi di tale profilo.
Come se
non bastasse, compie azioni ripetitive da serial-killer tradizionale: lascia
disegni, ritaglia le palpebre e opera in escalation. Si immedesima nell’agente
che gli dà la caccia e cerca un rapporto con lui.
VUOLE FARSI CATTURARE.
In alcuni momenti, tra cui i cruciali, dà segni di isterismo e psicosi
acuta.
Il sospetto zero, Benjamin O’Ryan è, in realtà, un
lucido giustiziere, che grazie a innate facoltà psichiche (più o meno
comprovate), rintraccia ed elimina assassini seriali di cui le autorità non
sospettano l’esistenza, tant’è che le vittime (i cui corpi, nella maggioranza
dei casi, non vengono ritrovati) sono ritenute semplicemente “persone
scomparse”.
Ed è qui che il thriller si incarta: fa passare questi assassini per
serial-killer (serialità nella scelta delle vittime, modalità ripetitive e
trofei), in realtà anche loro sono dei sospetti zero: non lasciano tracce e
colpiscono in lungo e in largo per gli Stati americani senza escalation di
sorta, né connessione.
Se, da una parte, il film cerca di delineare un
profilo psicologico profondo del sospetto zero, dall’altra mostra personaggi
vacui.
L’agente dell’FBI Thomas
Mackelway è il tipico ufficiale che per punizione viene trasferito in una
sede decentrata.
A rigor del vero, sebbene la motivazione venga data
attraverso un flashback (abuso di potere), lo stato emotivo, prima e dopo
l’azione, non viene assolutamente evidenziato. Egli soffre, inoltre, di continui
mal di testa, insonnia ed incubi, che ci vengono spiegati dal sospetto zero ma
la cui natura è deducibile dalle prime inquadrature e non ha attinenza con le
vicende del suo passato.
Completa il cast dei protagonisti Carrie-Anne Moss, che interpreta
l’agente Fran Kulok, il personaggio più inutile della vicenda poichè è l’ex
collega, nonché ex fidanzata dell’agente Mackelway. Kulok è priva di spessore,
non prende parte attiva nelle vicende, non è d’aiuto emotivo al protagonista.
Se, inoltre, doveste pensare che la sua funzione sia quella di giustificare
qualche bella e scontata scena di sesso, siete fuori strada.
Il film non
offre neppure questo.
Il tema trattato e la trama avrebbero potuto dare vita ad un capolavoro tipo Il silenzio degli Innocenti”, invece ci si perde subito e la tensione non decolla mai.
Posted by wolverine at 07.04.05 18:44 | TrackBack