L’attimo in cui cinque Marines e un Ufficiale Sanitario della Marina americana issano la propria bandiera sul Monte Suribach, è l’immagine più significativa della Guerra del Pacifico. Per gli uomini ritratti nella foto, sollevare la bandiera rappresentava solo una formalità, ma per quelli che erano rimasti in patria, quell’immagine significava ritornare a credere al concetto di eroe. L’immagine catturò gli americani avidi di speranza e stanchi di una guerra che sembrava interminabile. Diede alle madri un motivo per credere che i propri figli sarebbero tornati vivi dal fronte, e un senso a quelle madri che piangevano i figli che non sarebbero più tornati.
Basato sul best-seller di James Bradley, Flags of Our Fathers narra la battaglia di Iwo Jima attraverso gli occhi di uno dei sei soldati della foto; racconta la storia del viaggio di un figlio alla scoperta del ruolo di suo padre nella famosa fotografia e, a distanza di sessant’anni, descrive non solo chi fosse suo padre come uomo, ma anche i compagni con i quali combatteva. “Avevo deciso di scoprire perché mio padre fosse così silenzioso,” commenta James Bradley, “Ho preso la decisione di scrivere il libro solo quando mi sono accorto che tutti conoscevano la fotografia, ma nessuno la sua vera storia.”
Il film è diretto magistralmente da Clint Eastwood, che ne è anche il
produttore insieme a Steven Spielberg, che
aveva già acquistato i diritti del libro.
La scelta del colore, del ritmo e
delle scene di cruda realtà, fanno pensare a Salvate il Soldato Ryan, ma in
realtà la storia di Flags of Our Fathers, grazie a flash-back e
flash-forward, non è lineare, ma ciclica; mai noiosa o superflua. La guerra non
è narrata, ma è la narratrice delle sofferenze dell’animo dei tre dei sei
soldati che alzarono la bandiera. Due di essi (interpretati da Ryan Phillippe e Adam Beach) convinti di essere
indegni di tanti onori e di esser chiamati eroi, e uno (Jesse Bradford) convinto che
tutta quella notorietà gli fosse dovuta, dato quanto aveva patito al fronte.
Il film è certamente destinato agli amanti del genere storico/guerra; ma chi
scrive ritiene che anche i semplici amanti del buon cinema dovrebbero andare a
vedere questo nuovo capolavoro di regia, per la tecnica, il ritmo, le musiche.
Il film in sé può piacere o meno, ma non si può assolutamente negare la maestria
con cui è stato realizzato.