“Non è difficile diventare un doppio zero se sei pronto a uccidere”, James
Bond, Casino Royale
1953, di Ian
Fleming.
Casino Royale è la
ventunesima avventura della serie di James Bond e segna il debutto di Daniel Craig nei panni
dell’agente 007. Il film vede tra gli sceneggiatori il premio Oscar Paul Haggis (Crash) ed
è diretto da Martin Campbell
(GoldenEye, La Maschera di Zorro).
Casino Royale ripercorre i primi passi della carriera di James Bond; anche se ambientato ai nostri tempi, dove le tecnologie, già presenti nelle precedenti pellicole, la fanno da padrone. Nella sua prima missione da 007, Bond è chiamato a confrontarsi con Le Chiffre (Mads Mikkelsen) banchiere delle organizzazioni terroristiche mondiali. Per fermarlo e smantellare la rete terroristica a lui collegata, Bond deve battere Le Chiffre in un torneo di poker milionario al Casino Royale.
All’agente viene affiancata una bellissima burocrate del Tesoro, Vesper Lynd (Eva Green), incaricata di consegnargli la cifra da giocare e tenerlo d’occhio. Inizialmente infastidito dalla presenza della donna, Bond lotta insieme a lei per sopravvivere a una serie di attacchi letali sferrati da Le Chiffre. Tra Bond e Vesper nasce una forte attrazione che li condurrà a maggiori pericoli, affrontando esperienze che sconvolgeranno per sempre la vita di Bond.
Questo sequel vorrebbe in realtà essere un prequel, tuttavia, essendo ambientato ai nostri giorni e con l’ennesimo cambio dell’attore protagonista, segna non solo un passaggio del testimone da Pierce Brosnan a Daniel Craig, ma anche l’inizio di una nuova serie di avventure; come se James Bond nascesse solo ora.
A sottolineare la contemporaneità di questo capitolo, c’è la sequenza ad inizio avventura in cui Bond insegue il dinamitardo Mollaka (Sébastien Foucan). Foucan è co-creatore e convinto praticante dell’arte del Parkour (più noto come free running) che è divenuto da poco disciplina sportiva, con possibilità di entrare nelle Olimpiadi 2012; e celebrato nel videoclip di Madonna Jamp.
Effettivamente l’intera sequenza, per coloro che non conoscono tale
disciplina, appare inconcepibile e improbabile, suscitandone risa di spregio.
Chi scrive è rimasta, invece, favorevolmente colpita dall’idea di inserire in
questo capitolo qualcosa di così innovativo, rispetto ai soliti inseguimenti
roccamboleschi, ma lunghi e noiosi dei numerosi film d’azione degli ultimi
tempi.
Basato sul termine francese parcours (percorso), il Parkour
mette l’accento sull’uso degli ostacoli presenti nell’ambiente per stimolare una
persona che corre a muoversi in modo scattante. Parkour si ispira alla danza,
all’acrobatica, alle arti marziali e a forme di arte popolare come il cinema e i
fumetti, ma deve molto anche alle antiche scuole di pensiero orientali: “La vita
è fatta di ostacoli e sfide. Superarli significa progredire”, Sébastien Foucan.
In Casino Royale non c’è solo la presentazione di un nuovo stile d’azione, ma di un nuovo agente 007. Qui Bond è alla sua prima missione e ha ancora molto da imparare. All’inizio commette una serie di errori e viene rimproverato da M. Pensa più con il cuore che con la testa e perde il controllo delle situazioni. Alla fine del film, invece, è sulla strada che lo porterà a diventare l’uomo che conosciamo. Si innamora di Vesper, ma compie anche azioni di efferata violenza. Per tutto il film c’è una crescita emotiva, nel bene e nel male, del personaggio; una trasformazione lenta, ma drammatica e, forse un po’, crudele, che spiega molto su come James sia diventato Bond.
Il film è un perfetto film d’azione, molto equilibrato, ma non senza qualche
piccola pecca: alcuni errori sulle applicazioni delle nuove tecnologie; poca
conoscenza dell’uso della Digitalis; un finale troppo lungo e languidamente
romantico. Invece, da sottolineare in positivo è la scelta del cast, sia tecnico
sia artistico, le ambientazioni e le musiche. Complessivamente uno dei migliori
Bond dopo quelli con Sean
Connery.